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L’acqua di Dole

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L’acqua di Dolle

 

Ora viene a consolarmi

Con una lunga visita

L’acqua di Dole

Che portò dieci colline al paese

Sfuggì tra le api e i lor castelli di acume

Toccò le forme sensitive

Di un’isola di pura sabbia,

ora viene quest’acqua ch’io sospiro

 perché traspare dalle tue

membra gemelle;

perché a lungo

indugiò nello scrigno d’ombra

dove il fico s’affaccia guardiano

e il sole non fa più musco né felce,

dove sono già aperte

le scene da festa del cielo.

Acqua ignara della creta

Che già fuoriesce dai suoi viluppi,

fiera del rosso momentaneo

dei fiori celebrati da quest’ora,

tu vai dovunque lambendo e tentando

le più ritrose solitudini:

lasciatemela mia,

per la mia lampadina di chiocciola

pr l’orto di che il nano è mezzadro,

lei dal fittissimo alfabeto

lei che ha i messaggi

di nobili invasioni

degli astri che ritornano dalle alpi

ormai pingui d’argento,

lei che va promettendo

una notte fresca come un domani.

 

Da “Dietro il paesaggio”

Andrea Zanzotto

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